Ciao a tutti, o meglio, ciao “cari” come dico spesso! È da un po’ che non mi faccio vivo qui, e c’è un motivo ben preciso: stavo sbattendo la testa, ma forte, contro la realtà del No-Code e dell’Intelligenza Artificiale applicata allo sviluppo. Sì, quella roba che vedi in giro, dove ti dicono che “adesso puoi creare un software, un tool online, un’app, senza saper programmare e diventi ricco”. Bella favola, vero? Beh, io ci ho provato, e oggi ti porto dentro lo schermo per farti vedere cosa è successo davvero.
Il Sogno di Dual Flow e lo Scontro con la Realtà
Sono partito a bomba con un’idea che ritenevo (e ritengo tuttora) geniale: Dual Flow. Un software per gestire il cash flow, ma non il solito. Volevo unire bilanci aziendali e familiari, mescolarli, analizzarli insieme, perché è così che faccio io su Excel e funziona da dio. Siccome una cosa del genere non esisteva sul mercato (o perlomeno non fatta in questo modo), ho pensato: “Visto che posso fare un tool con l’AI, lo faccio io!”.
La premessa è che ho già lavorato con i programmatori, ho fatto il project manager per lo sviluppo di tool e plugin, so cosa c’è dietro lo studio, i dev, l’architettura. Ma non l’avevo mai applicato in prima persona, non ero mai stato il “project manager dev” della situazione. Ed è qui che la cosa si fa interessante, anzi, micidiale.
Il Paradosso dei Crediti: Quando l’AI ti Prosciuga il Portafoglio (e la Pazienza)
Ho iniziato a usare uno di questi strumenti AI, Lovable (probabilmente lo conosci o ne hai sentito parlare). Funziona a crediti: paghi €25 e hai 100 crediti. Sembra un affare, no? Bene, ti dico subito che con 100 crediti ci fai praticamente pochissimo, specialmente se non conosci l’architettura software e non sai esattamente cosa chiedere all’AI.
C’è stato un weekend “magico” in cui Lovable ha regalato crediti infiniti per due giorni. Ho scelto di usare Gemini e, ragazzi, in quei due giorni sono stato totalmente assorbito. Ho sviluppato di tutto e di più. E proprio lì ho capito una cosa fondamentale: non ho usato 100 prompt, ne avrò fatti 100.000! È stato un bagno di realtà: fino a quel momento non mi ero chiesto quanto potesse costare il tool che avevo in testa. Pensavo di venderlo a €40 l’anno, con membership e tutto, ma stavo sottovalutando un dettaglio non da poco.
L’Architettura Software: Il Vero “Costo Nascosto”
La cosa che ti distrugge i crediti e ti fa sclerare è la mancanza di una strategia chiara fin dall’inizio. Io facevo le schede per i programmatori, loro eseguivano. Ma adesso ero io il project manager E il dev. Se non sai come un software deve essere architettato, come devono comunicare le varie sezioni, farai la fine mia.
Ti faccio un esempio pratico. Inizialmente, tutti i dati del mio Dual Flow venivano salvati nel browser. Funzionava, ma se cambiavo browser o cancellavo la cache, puff, tutto sparito! Ovviamente non poteva andare bene per un tool serio. Quando ho deciso di integrare un database esterno (Supabase, in questo caso), è stato un delirio. Ho dovuto dire all’AI: “Ok, adesso tutti i dati che inserisci e recuperi, mettili nel database”. Sembra banale, ma questa singola richiesta ha consumato una valanga di crediti.
E poi ci sono i bug. Ah, i bug! Quando l’AI genera un errore (e lo fa, fidati!), ti dice “c’è un fix da fare”. Tu premi un bottone, l’AI lo fa, ti consuma crediti, ma spesso genera altri 10 errori. È un circolo vizioso: sistemi una cosa e se ne rompono altre tre. Perché? Perché l’AI cerca di sistemare “in quel punto”, ma se la struttura complessiva non è pensata bene, le modifiche hanno un impatto a cascata. Se non gli dici prima come deve essere architettato il tutto, le funzionalità si incasinano, i dati non parlano tra loro, e tu ti ritrovi a sclerare con la chat dell’AI, consumando crediti per ogni singola frase che le dici.
Refactoring e Manutenzione: Altri Soldi che Volano
Non solo errori, ma anche il refactoring, la manutenzione del codice. L’AI scrive file lunghissimi, e a un certo punto ti dice: “Guarda, questo file è troppo lungo, è meglio suddividerlo”. Indovina un po’? Anche questa operazione, essenziale per avere un codice pulito e funzionante, consuma crediti. Quindi, dei tuoi 100 crediti iniziali, mettici 10 per il refactoring, altri 20-30 per gli errori che l’AI stessa produce (e risolve, sì, ma a pagamento). Non sono più 100, ma molti meno.
Perché ho Mollato (per ora) Dual Flow
Il tool era carino, funzionava (a tratti), ero arrivato a un buon 80% del lavoro, avevo persino collegato Stripe per i pagamenti. Ma l’ho mollato. Non perché l’idea fosse sbagliata, ma perché ho capito che ci sono già 350 miliardi di tool simili, e per differenziarmi avrei dovuto spendere tanti soldi per portare avanti l’idea, specialmente a causa degli incessanti costi di “sviluppo” e manutenzione con questi sistemi a crediti.
Non è che sia impossibile, per carità. Ma un progetto come Dual Flow, con la sua complessità, ti porta via un sacco di tempo e, soprattutto, un sacco di crediti.
L’IA come “Maestro”: La Vera Rivoluzione (se la sai usare)
Però, c’è un lato positivo, e non è da poco. Questa esperienza mi ha costretto a studiare l’architettura software. Io facevo il project manager, davo istruzioni. Adesso sono stato io a dover capire come un software deve essere costruito. E l’IA, in questo, è un maestro incredibile.
Ho usato l’IA per fare una cosa, ma mentre la facevo, usavo l’IA per farmi dire come dovevo farla. Sembra un paradosso, ma ti porta a un livello di comprensione delle cose che prima era impensabile. Concetti come database, mantenimento, struttura, che magari prima erano appannaggio degli addetti ai lavori, adesso puoi chiederli all’AI e avere una risposta subito, senza andare su forum o aspettare giorni.
Questo è il punto cruciale: l’IA non ti renderà “cretino”. Se la usi bene, ti renderà più potente, ti aiuterà ad apprendere velocemente cose che prima non sapevi. È come avere tutta la conoscenza in un libro, ma con la possibilità di farti spiegare ogni paragrafo in tempo reale.
Non è Solo “Non Saper Programmare”: È un Nuovo Mestiere
Quindi, qual è la morale? Il video che vedi in giro, quello che ti dice “Guarda che bello, non sai programmare, lo fai, boom, lo vendi e diventi ricco”… è solo una parte della storia. È vero, non sai programmare, lo puoi fare. Ma dietro ci sono tante altre cose.
Forse sta nascendo un nuovo mestiere: l’ingegnere dei prompt, l’architetto del no-code. Devi saper fare prompt, devi saper “ingegnerizzare” i processi, capire in che maniera un tool deve funzionare. Non è così semplice come sembra, ci devi studiare sopra. Ci arrivi, certo, ma devi farlo in maniera ragionata, non “ad cazzum”.
Spero che questa mia esperienza ti apra gli occhi su una realtà che spesso viene ignorata nel mondo patinato del no-code. Fammi sapere che ne pensi nei commenti qui sotto. E se vuoi approfondire, vatti a guardare il mio video precedente dove parlo di Replit e di come ho creato un’app molto più semplice che, quella sì, funziona senza intoppi!
Ciao cari, al prossimo video!